Cenni Storici
Testimonianze archeologiche della preistoria di Mussomeli si trovano nella grotta di Chelli, una misteriosa caverna con finestre e veduta panoramica che oggi, quasi inglobata nel centro cittadino, resta il cuore profondo e millenario del paese.
Ma come la grotta di Chelli, tante altre caverne e gallerie si incrociano nel territorio: la faglia si estende per decine di chilometri, in una successione di anfratti, di cunicoli a forno, a misura di corpo umano, antichissime tombe.
E’ cosi tutta la montagna di Polizzello, a circa dieci chilometri da Mussomeli. Qui i buchi neri si succedono irregolarmente a tutte le altezze, e altre grotte e cunicoli si ritrovano a Raffe, poco lontano. Polizzello e Raffe sono le due aree archeologiche più ricche di testimonianze del periodo che va dall'età del bronzo fino a quella bizantina. Qui, nel 2004, durante i lavori di scavo, tra gli altri interessantissimi reperti,è stato ritrovato un elmo di straordinaria fattura che ha fatto porre un interrogativo: cosa hanno in comune il territorio di Mussomeli con l’isola greca di Creta? Questo ritrovamento da ragione di credere che i cretesi si siano stanziati con nuclei di popolazioni non solo nell'area centro-meridionale della Sicilia ma si siano spinti appunto, anche a Polizzello.
Anche se la storia non offre certezze, si presume che il territorio di Mussomeli sia stato abitato fin dall'epoca preellenica (prima del 1500 a.C.) dai Sicani, certamente da agricoltori, attratti dalla sicurezza strategica della zona e dalla sua fertilità.
Dopo la lunga ventata di ellenizzazione, avanzano i Romani ed è il 260 a.C. , quando Agrigento cade in loro potere, la Sicilia diventa granaio, e il territorio di Mussomeli si colloca in prima fila nella produzione da inviare a Roma. Poi il Cristianesimo esce dalla catacombe e porta con se altri riti. Seppellisce i morti in maniera diversa dai Greci e dai Romani che deponevano i cadaveri isolatamente o per famiglia nello stesso sepolcro. Con il cristianesimo i morti vengono sistemati in speciali loculi, riuniti in uno stesso luogo sotto la protezione della croce. Ed è proprio la necropoli di Grotte, nei pressi di Mussomeli, che ha i caratteri dei piccoli cimiteri cristiani.
Sempre per ipotesi, non è improbabile che le grandi cisterne che esistono in contrada Raffe risalgano all'epoca dei Romani, amatori ed esperti di bagni, piscine, condotte d’acqua, pozzi. Le lucerne ritrovate a Raffe, un vaso di vetro azzurro, alcune verghe d’oro, tutto indica nell'area di Mussomeli il passaggio anche indiretto di Romani e di Bizantini, e che il territorio, fino alla dominazione degli imperatori d’Oriente, fu abitato da colonie di agricoltori. Nel sito di Raffe esistono testimonianze di civiltà successive risalenti al periodo della dominazione dei Greci e dei Romani. Si possono tuttora ammirare i quartieri dell’agglomerato urbano, le cisterne e un altare.
Nell’83 i musulmani sono a Palermo, padroni della città, e da li avanzano alla conquista di tutta l’isola. Anche il territorio di Mussomeli è scenario di combattimenti, con i sudditi dell’impero bizantino da una parte e i musulmani dall'altra.
Il paese è fertile, lo circondano i fiumi, ci sono tutte le condizioni perchè i musulmani ne facciano un giardino al centro della Sicilia, nella regione fra il Platani e il Salso. La terra si adatta a ogni tipo di vegetazione e le due rocche, Sutera e l’altura dove cinquecento anni dopo sorgerà il castello, sembrano opere di difesa costruite da giganti: tutto questo piace ai musulmani, che frazionano la terra, la suddividono per famiglie. Altri siti interessanti sono Grotte, dove si possono ammirare loculi paleocristiani, e Cangioli, dove sono presenti diversi tholoi derivanti dall'arte micenea.
Non molto si conosce di Mussomeli sotto il dominio degli Svevi e poi degli Angioini. Fra le fortezze esistenti ai tempi dei Vespri siciliani si nominano quelle di Cammarata, Vicari, Caltanissetta, Sutera, Castronovo, ma nessuna notizia e pervenuta fin quasi alla meta del 1300 sulla sorte toccata ai feudi che poi costituirono la baronia di Mussomeli.
Nel 1500 il Fazello scrive che la terra di Mussomeli fu concessa dagli Aragonesi da Federico III, detto il Semplice, a Manfredi di Chiaramonte , fra il 1364 e il ’67, ma il primo documento che esiste è un privilegio dell’aprile 1392. Sottoscritto ad Alcamo, stabilisce che re Martino concede a Guglielmo Raimondo Moncada il contado di Malta e tutti i feudi abitati che in quel momento sono in possesso di Manfredi di Chiaramonte, fra cui “castrum Musumelis”.
Quel privilegio che regala tutto ai Moncada segna il tramonto per il “padrone del castello”, per colui che è l’ideatore della monumentale fortezza che domina Mussomeli: Manfredi Chiaramonte, uomo ambizioso, avventuroso, stratega e combattente, personaggio di potere. Una grande figura nella storia di Mussomeli, ma anche di tutta la Sicilia.
Edifica castelli superbi, a Mussomeli, palazzo Steri a Palermo, viene ricordato come “il raggio più luminoso della potenza chiaramontana.
Morto Manfredi sul finire del 1300 e dispersa la casa Chiaramontana, a Mussomeli si avvicendano numerose famiglie, dai Moncada ai Castellar (catalani), da Giovanni di Perapertusa (1450) a Federico di Ventimiglia (1467) a Pietro del Campo, che muore nel 1486 e il titolo di barone di Mussomeli va a Francesco del Campo.
Ma il tempo dei baroni a questo punto ha già fatto il suo corso e, come in tutta Europa, una radicale evoluzione porta le monarchie a consolidarsi mentre si indeboliscono e crollano le grandi signorie feudali. Sono quattro, dopo Pietro e Francesco, i baroni della famiglia del Campo che si avvicendano nei possedimenti di Mussomeli. Da Ercole, figlio di Francesco, a Giovanni (secondogenito), a Franceschiello (figlio di Giovanni), che viene investito ancora minorenne nell'ottobre del 1536 e muore sei anni dopo.
Fino all'ultimo dei del Campo, Andreotta, fratello di Franceschiello, che tiene la baronia per sei anni fino al 1548, e poi la vende a don Cesare Lanza, il padre della baronessa di Carini.
Con il 1550 inizia a Mussomeli la dinastia dei Lanza. Don Cesare una figura poliedrica e forte, un magnate cinquecentesco. Violento, audace, ambizioso, più intellettuale di Manfredi: coltiva le scienze filosofiche e la cabala. E per circa tre secoli casa Lanza non oscilla né crolla, e domina nel territorio di Mussomeli. Si arrende solo alle leggi della storia, anzi a quelle del parlamento siciliano.
E infatti da Palazzo dei Normanni che arriva l’alt all'era feudale, in quella memorabile seduta del 20 luglio 1812, in cui si predispongono le basi della nuova costituzione e all'articolo 12 si stabilisce l’abolizione dei feudi e la trasformazione in allodio della proprietà feudale: si lasciano, cioè, soltanto i titoli e le onorificenze a coloro che li posseggono, conservando nelle rispettive famiglie l’ordine di successione. E’ da questo momento che i contadini non appartengono più al signore insieme con la terra. Ma tutto questo accadrà circa trecento anni dopo don Cesare, che invece vive il suo ’500 fra splendori e vittorie e lascia a Mussomeli grandi tracce di munificenza: per esempio, nel monastero delle Benedettine, che resta per molto tempo la più significativa istituzione monastica della zona. Oppure nella realizzazione del pubblico orologio o nella conduttura dell’acqua del Bosco. I suoi discendenti si tramandano quella che intanto è diventata la contea di Mussomeli, mentre la popolazione cresce e nel 1798 vengono registrati complessivamente 9401 abitanti poco meno di oggi, di cui 125 ecclesiastici. Una popolazione costituita prevalentemente da contadini e borghesi. Un’altra classe che rappresenta parte importante dell’organismo civile è quella degli artigiani.
Dal 1812 Mussomeli si avvia in maniera accelerata verso la modernità. Cominciano a funzionare le poste con due corrieri. Nel 1818 nasce la pubblica istituzione.
Nello stesso anno Mussomeli costruisce le carceri a piano terra del palazzo municipale. Nel 1820 il paese partecipa alla sua prima rivoluzione e si schiera contro i Borboni. Ma è un’insurrezione che finisce male, con la resa. I patrioti vengono condannati a morte.
Il 1832 è l’anno delle cavallette, il 1837 quello del colera che uccide cinquecento persone.
Mussomeli insorge ancora nel 1848: la mattina del 27 gennaio con un corteo che percorre le strade e si dirige verso la Chiesa Madre. Ma anche stavolta la rivoluzione fallisce.
Dodici anni dopo c’è la carica di Garibaldi e dell’Unità d’Italia e da allora si corre verso il ‘900.
Nel 1864 viene istituita la banda musicale.
*Cinque anni dopo arriva l’illuminazione pubblica, fanali a petrolio in tutte le strade, e arriva anche l’apertura al traffico della strada di collegamento con la stazione ferroviaria di Acquaviva.
Nel 1893 le prime manifestazioni socialiste contro i vecchi liberali , l’anno dopo lo scioglimento dei fasci siciliani deciso a Roma da Francesco Crispi. A Mussomeli il tribunale militare condanna al confino l’ideologo del socialismo locale, dottor Cataldo Lima, i liberali hanno ancora un quarto di secolo prima della guerra 15-18. Il resto è storia di ieri e oggi.
Si suppone che il paese sia stato fondato quando in Sicilia arrivarono gli Arabi. Infatti il suo nome deriverebbe dall’arabo “Kalà Abet el Mumin", la cui traduzione sarebbe "Rocca di Abet el Mumin".
Secondo altre supposizioni Mussomeli avrebbe un’altra origine: Musso da Menzil (albergo), Meli da Malek, un emiro arabo.
Secondo invece antichi storici Mussomeli deriverebbe dalla parola latina Mons Mellis (monte di miele).
La tradizione dice che chi costruì la prima casa trovò nel luogo degli alveari e assaggiando il miele ne ebbe il muso imbrattato, così il paese prese il nome da “Mussu di meli”e non a caso lo stemma di Mussomeli rappresenta tre torri attorno alle quali volano delle api.